la divisa
La prima uniforme consegnata al sergente Vayra è ancora pressoché rispettata, di colore blu scuro, quasi nero,con bottoni opachi, abbottonata fino al collo e con pantaloni con una banda laterale color cremisi.
Il colore cremisi comparve nelle mostreggiature e filettature della prima giubba di panno azzurro-nero della truppa, e nelle spalline, colletto, bande e manopole degli Ufficiali.
Oggi è conservato quasi esclusivamente nelle fiamme dei fregi.
Nel corso degli anni sono state introdotte delle
variazioni alla divisa dettate soprattutto dalle diverse
esigenze belliche, pensiamo quindi alla divisa
utilizzata nelle missioni in africa, di colore chiaro
con una giacca sahariana per adattarsi meglio ai
climitorridi ai quali erano esposti i combattenti.
Oggi viene utilizzata anche la classica divisa mimetica
adottata da tutti i corpo dell'esercito Italiano.
I guanti neri vennero adottati, nel 1839, a soli tre anni dalla fondazione del Corpo.
La Marmora li volle neri perché quelli sperimentati nello stesso anno, blu scuro come la divisa, perdevano il colore. Inoltre all’epoca il guanto calzato era un segno di signorilità e distinzione.
Frutto, quindi, di strana fantasia le dicerie secondo le quali i guanti neri sarebbero stati segno di lutto per la morte di La Marmora o di Cavour o, addirittura, per una Bandiera perduta in combattimento nel 1849.
Il cordone servì inizialmente a sostenere la fiaschetta della polvere da sparo (che cadeva sul fianco destro) fino a quando non entrò in dotazione la cartuccia completa.
Servì anche per le trombette ed i corni e attualmente viene indossato con l'uniforme da parata.
È una favola che i cordoni verdi a "nodo scorsoio" significassero una sfida di La Marmora agli Austriaci, i quali avrebbero definito i Bersaglieri «comuni banditi ben degni di essere impiccati».